Fiuggi, nuovi studi scientifici confermano efficacia di Acqua Fiuggi contro le patologie renali
Nell’ultimo anno sono state realizzate nuove sperimentazioni scientifiche su Acqua Fiuggi condotte presso tre prestigiose università italiane: Firenze, Milano e Parma.
La prima ricerca, condotta dalla Dr.ssa Serena Materazzi e altri ricercatori del Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università di Firenze, diretto dal Prof. Pierangelo Geppetti, fornisce nuove e innovative evidenze sull’efficacia di Acqua Fiuggi nel ridurre il rischio di calcolosi urinaria. Lo studio ha dimostrato, infatti, che alcune sostanze vengono rilasciate nell’uretere (il condotto che collega il rene alla vescica, nel quale possono transitare, depositarsi o formarsi i calcoli) in risposta al passaggio di urine “leggere” e che queste sostanze provocano la dilatazione delle pareti dell’uretere stesso. L’effetto di Acqua Fiuggi è quello di produrre queste urine “leggere” e dunque stimolare le cellule muscolari a rilassarsi, dilatando l’uretere; questa condizione di rilassamento e dilatazione favorisce l’espulsione di calcoli di piccole dimensioni.
Se la prima ricerca ci fornisce delle conferme, il secondo studio, condotto dal Prof. Francesco Scaglione (Dipartimento di Biotecnologia Medica e Medicina Traslazionale dell’Università degli Studi di Milano) apre una nuova prospettiva nella gestione dell’iperuricemia. I dati emersi dalla ricerca dimostrano che Acqua Fiuggi riduce i livelli di acido urico nel sangue e previene le alterazioni renali causate da questa sostanza. Oggi l’iperuricemia è un tema di grande interesse medico in quanto è stato dimostrato come elevati livelli di acido urico possano essere considerati un fattore indipendente di rischio cardiovascolare, oltre che essere associati allo sviluppo della malattia renale cronica e del diabete.
Il terzo studio, portato avanti dal Dr. Antonio Nouvenne (Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Parma) ha dimostrato i benefici di Acqua Fiuggi nell’aumentare l’escrezione urinaria di acido urico, riducendo così il rischio di calcoli renali prodotti da questa sostanza. L’acido urico è una molecola di origine naturale che si forma a seguito del metabolismo delle proteine, la cui concentrazione nelle urine porta alla creazione di cristalli che poi formano il calcolo. I risultati mostrano come dopo solo 3 giorni di assunzione di Acqua Fiuggi si determina un significativo calo della quantità di acido urico nelle urine.
A partire dai primi giorni di Marzo e per 3 mesi, queste importanti novità saranno comunicate a più di ottantamila medici sparsi sul territorio nazionale attraverso un’ articolata campagna di comunicazione che avrà lo scopo di aggiornare la comunità medica sulle nuove evidenze scientifiche di Acqua Fiuggi.
Queste nuove evidenze potranno fornire ai medici nuove motivazioni per consigliare Acqua Fiuggi ai loro pazienti, e potranno contribuire a quella crescita necessaria allo sviluppo del nostro territorio, che è la vera missione di Acqua Fiuggi.



Ma perché si formano i calcoli renali? Nell’urina ci sono alcune sostanze, dette litogene (calcio, ossalato, acido urico, fosforo e cistina), che sono poco solubili e che, quando la loro concentrazione supera un certo livello, precipitano sotto forma di cristalli.In seguito si aggregano e formano calcoli renali più o meno grandi. Così spiega Loris Borghi, professore ordinario di medicina interna all’Università di Parma. La formazione di questi cristalli è contrastata da altre sostanze, antilitogene, presenti nelle urine (citrato, potassio, magnesio). Il corretto equilibrio tra inibitori e promotori impedisce la formazione dei calcoli renali . Può però capitare, soprattutto in presenza di fattori predisponenti, che si crei uno squilibrio tra queste sostanze con conseguente aumento delle possibilità che si formino calcoli renali . Questi possono avere composizione diversa: i più comuni sono quelli di ossalato di calcio seguiti da quelli di acido urico, fosfato di calcio e poi da quelli di altro tipo».
I calcoli sotto gli 8 mm vengono in genere espulsi da soli. Oppure con l’aiuto di una terapia basata su cortisonici per ridurre l’edema associato al calcolo. In più farmaci che hanno la capacità di dilatare l’ultima parte dell’uretere che si immette nella vescica (alfa-litici e nifedipina). A distanza di una settimana è bene verificare con l’ecografia che il calcolo sia stato espulso. Se l’esito è negativo o se sono presenti calcoli di dimensioni sopra gli 8-10 mm si può prendere in considerazione un approccio “urologico”. Valutando caso per caso la più adatta tra una serie di tecniche. Tra cui la litotrissia extracorporea, l’ureteroscopia e le procedure percutanee».







